La prima volta che ho messo piede in piazza Duomo era mattina presto. L’aria ancora fresca, il rumore dei trolley che tagliavano la pavimentazione, il profumo di caffè che arrivava dai bar sotto i portici. E davanti, lui: il duomo di Milano, un intreccio di guglie e statue che ti fa istintivamente alzare la testa e restare qualche secondo in silenzio.
Scopri presto che non è “solo” una cattedrale. È la chiesa più grande d’Italia e una delle più grandi al mondo, ma soprattutto è il risultato di sette secoli di cantiere, cambi di idee, artisti che si sono passati il testimone. E quando ci sali sopra, sulle terrazze di marmo, ti rendi conto che il bello non è solo guardarlo da sotto: è camminarci dentro, sotto e sopra, un livello alla volta.
In questa guida ti porto con me dentro il duomo: ti racconto cosa vedere, come organizzarla senza stress e qualche dettaglio che ti farà guardare questa chiesa con occhi diversi.
Cosa tratteremo
Una storia lunga sette secoli (e un po’ di più)
Se potessi riavvolgere il tempo fino al 1386, vedresti una grande spianata di lavori, non la piazza che conosci oggi. Prima del duomo, qui sorgevano la basilica di Sant’Ambrogio e quella di Santa Tecla, nate tra V e IX secolo e poi danneggiate da un incendio nel 1075. Su quei resti, Milano decide di ripartire.
È Gian Galeazzo Visconti a voler qualcosa di enorme, diverso da tutto il resto: una cattedrale che fosse un biglietto da visita politico, religioso e urbano. Per gestire un progetto del genere nasce la Veneranda Fabbrica del Duomo, un organismo che mette insieme architetti, scultori, artigiani e che, incredibilmente, esiste ancora oggi.
La Fabbrica ottiene due “superpoteri”: usare il marmo di Candoglia in esclusiva e non pagare le tasse per portarlo in città. Se guardi la facciata con questa informazione in mente, il marmo non è più solo marmo: è un investimento enorme, una dichiarazione d’intenti.
L’impronta gotica e quel marmo rosato che riconosci subito
Nei documenti trovi un nome che torna spesso: Nicolas de Bonaventure, architetto francese chiamato a dirigere il cantiere nel 1389. È lui a spingere sul gotico internazionale: il rivestimento in marmo bianco rosato, le guglie, i pinnacoli, le torri che trasformano la chiesa in un bosco di pietra.
La costruzione parte dall’abside, dove ancora oggi le grandi vetrate istoriate filtrano una luce colorata che cambia con le ore del giorno. Da lì il cantiere avanza verso il transetto, poi si allunga nelle navate. Nel 1418 viene consacrato l’altare maggiore, ma la chiesa è ancora un’opera in corso.
Sul finire del Quattrocento fanno la loro comparsa altri nomi importanti, come Leonardo da Vinci, chiamato a lavorare sul progetto del triburio (l’area sopra il presbiterio). Immaginare Leonardo che si muove in mezzo a ponteggi, tavole di legno e blocchi di marmo dà alla storia del duomo un sapore molto meno “da libro di scuola”.
Tra Cinquecento e Seicento l’attenzione si sposta sugli interni: presbiterio, altari laterali, cripta, battistero, pavimentazione. È il momento dei grandi arredi liturgici, del coro ligneo, dei quadroni di San Carlo che ancora oggi ogni novembre riempiono le navate con tele enormi dedicate alla vita del santo.
La facciata rimane a lungo un problema aperto. Se ne discute, si progettano varianti, si cambia idea. Solo tra Settecento e Ottocento si arriva a una versione definitiva, favorita anche dalla pressione di Napoleone, che vuole “chiudere” il cantiere. Nel 1774 viene collocata in cima alla Guglia Maggiore la statua della Madonnina, realizzata da Giuseppe Perego: rame dorato, 4,16 metri di altezza, un peso che sfiora la tonnellata. Da allora è lì, a 108,5 metri, punto di riferimento anche per chi torna a casa la sera e la cerca tra i tetti.
Il Novecento porta in dote un’altra fase: porte principali completate tra il 1909 e il 1965, restauri strutturali, interventi conservativi. Di fatto, il duomo non è mai “finito”: si aggiusta, si pulisce, si corregge. E questa manutenzione continua è parte della sua identità.
“Chi ha costruito il duomo?”: una domanda con troppe risposte
Se qualcuno ti chiede da chi è stato costruito il duomo di Milano, non esiste un unico nome da dare. Troppi secoli, troppi passaggi di mano.
Se però devi scegliere due riferimenti da tenere a mente, sono questi:
Gian Galeazzo Visconti, il promotore politico ed economico;
la Veneranda Fabbrica del Duomo, che ancora oggi coordina lavori, restauri e progetti.
Più che l’opera di un singolo genio, il duomo è il risultato di una lunga staffetta.
Salire sulle terrazze: camminare tra le guglie
La salita alle terrazze del duomo è una di quelle esperienze che ti restano addosso. Puoi scegliere se:
fare i circa 200 gradini (e sentire il respiro che accelera lungo le scale strette);
oppure usare l’ascensore, più comodo ma meno “epico”.
Le terrazze iniziano a 31 metri di altezza: da lì percorri il perimetro della cattedrale, passi a pochi passi da guglie, statue, doccioni, vedi da vicino dettagli che da sotto sembrano solo ombre. Due rampe un po’ ripide ti portano poi al secondo livello, a 45 metri, dove la terrazza centrale si allinea con la navata principale.
Ti troverai circondato da:
135 guglie,
circa 3.400 statue,
150 doccioni,
96 giganti e 410 mensole scolpite.
Se alzi ancora lo sguardo verso la Guglia Maggiore, ti accorgi che la Madonnina non è solo un simbolo da cartolina: da lassù “guarda” una città che cambia da secoli. Nelle giornate limpide, oltre a piazza Duomo, puoi riconoscere la Torre Velasca, i grattacieli di Porta Nuova, tetti, cortili e balconi che raccontano una Milano diversa da quella delle vetrine.
Un piccolo trucco: se soffri un po’ di vertigini, non fissare subito il vuoto ai lati. Cammina guardando le pietre sotto i piedi, abituati al dislivello e poi, con calma, goditi il panorama.
Gli interni: cinque navate, 52 pilastri e un sacco di storie
Entrare nel duomo significa passare dalla luce aperta della piazza a una penombra densa, dove ogni passo risuona sul pavimento. Le cinque navate sono sostenute da 52 pilastri enormi; tra uno e l’altro, dettagli che rischi di perdere se vai troppo di fretta.
Ti capiterà di alzare gli occhi verso le vetrate istoriate: più di cinquanta, nate per raccontare le Sacra Scrittura a chi non sapeva leggere. La luce entra filtrata da scene e colori, e a seconda dell’ora cambia tutto l’effetto sulle pareti e sul pavimento.
Segna un dettaglio: la meridiana del 1786, tracciata da astronomi dell’Osservatorio di Brera. È una striscia d’ottone incassata nel pavimento che viene illuminata da un raggio di sole attraverso un piccolo foro nella parete. Un modo elegante di tenere insieme scienza, fede e architettura.
La cappella di San Giovanni Bono racconta un’altra storia: voluta da San Carlo Borromeo nel punto in cui una porta venne murata per evitare che la chiesa fosse usata come scorciatoia. L’altare con i bassorilievi sulla vita del santo, incorniciati dalle Virtù Cardinali, è un compendio di teologia scolpita.
L’altare della Presentazione della Vergine gioca con la prospettiva: in uno spazio ridotto trovi un intero tempio e un brulicare di personaggi che sembrano uscire dal quadro. È una scena che ti costringe a fermarti un minuto in più.
L’organo del duomo non è uno solo: sono quattro strumenti che possono suonare insieme, nascosti dietro ante dipinte con episodi della vita della Vergine e dei santi. Se hai la fortuna di sentire l’organo durante una celebrazione, il suono riempie lo spazio in modo quasi fisico.
Dal retrocoro scendono le scale che portano alla scurolo di San Carlo e alla cripta. La scurolo è una cappella ottagonale seicentesca: pareti e soffitto sono rivestiti da lamine d’argento che raccontano la vita di San Carlo. Nel silenzio, l’argento riflette la luce delle candele e crea un’atmosfera quasi sospesa. Il corpo del santo è custodito in un’urna argentea.
La cripta, più raccolta, era usata d’inverno per le celebrazioni, quando in alto faceva troppo freddo. L’altare centrale è circondato da colonne in marmo rosso e una volta decorata di stucchi e affreschi.
Un dettaglio che molti non notano: guardando verso l’altare maggiore, c’è una piccola luce rossa sospesa. Indica il tabernacolo che custodisce uno dei quattro chiodi della crocifissione di Gesù; gli altri tre si trovano a Roma, Monza e Colle Val d’Elsa.
Poi ci sono oggetti e opere che restano impressi:
il sacco del Giudizio Universale, un grande telo di iuta appeso al soffitto, legato a una leggenda secondo cui cadrà solo alla fine del mondo;
il sarcofago di Ottone Visconti, sollevato da terra da due colonne in marmo, con le spoglie del primo Visconti che governò Milano e del suo successore, Giovanni;
la celebre statua di San Bartolomeo Scorticato, del 1564: il santo è rappresentato con la pelle “addosso” come un mantello, e i dettagli anatomici sono così precisi che ti viene spontaneo avvicinarti per guardarli meglio;
il battistero sul lato sinistro, con una vasca ricavata da un sarcofago romano perfettamente conservato.
Se passi da Milano in novembre, tieni d’occhio i pilastri: sopra di te vedrai appesi i quadroni di San Carlo, tele seicentesche grandi fino a 4×6 metri che raccontano episodi della vita del santo. Il corpo di San Carlo riposa proprio in cattedrale, dietro l’altare maggiore.
Sotto il pavimento: l’area archeologica
Scendendo dall’interno della cattedrale, entri nell’area archeologica. Qui il duomo ti mostra la sua versione “stratigrafica”: sotto l’edificio gotico si vedono i resti di San Giovanni alle Fonti e di Santa Tecla.
Molto di ciò che vedi è emerso tra il 1961 e il 1963, durante gli scavi per la metropolitana. Al centro dell’area compare il battistero paleocristiano: una struttura circolare che un tempo aveva mosaici policromi sulla volta e pannelli marmorei sulla parte inferiore delle pareti. Ancora oggi si legge la zoccolatura e la pavimentazione a motivi geometrici, con piastrelle bianche e nere.
Si pensa che l’apparato decorativo risalga tra la fine del V e l’inizio del VI secolo, ai tempi del vescovo Lorenzo, che finanziò restauri e interventi sulle chiese milanesi.
Un dettaglio curioso: nella canaletta che circondava il battistero sono state trovate 222 monete databili tra IV e VII secolo, probabilmente offerte dei battezzandi. Monete come simbolo di passaggio, di guarigione spirituale, di protezione.
Accanto al battistero c’è un edificio con pavimento in cocciopesto e tre absidi, collegato a un uso funerario. Qui sono state individuate sepolture, probabilmente una tomba di famiglia e una piccola fossa con i resti di un neonato: un frammento di vita (e morte) quotidiana, a pochi metri sotto il flusso turistico della piazza.
Il Museo del Duomo: la cattedrale “smontata” e raccontata
Quando esci dal duomo, la visita non è davvero finita. A pochi passi, all’interno di Palazzo Reale, si trova il Museo del Duomo di Milano. Circa 2.000 metri quadri, 26 sale, un percorso che sembra smontare la cattedrale pezzo per pezzo per mostrartela da vicino.
Troverai:
il Tesoro del Duomo;
sculture, vetrate, dipinti, arazzi, ricami;
bozzetti in terracotta e modelli architettonici;
doccioni, gargoyle e statue che un tempo erano sulle facciate.
Il museo, inaugurato nel 1953, è stato anche un luogo di salvataggio: durante la Seconda guerra mondiale, molte opere cadute o danneggiate sono state recuperate, restaurate e portate qui.
Tra le tante sale, ce n’è una che colpisce sempre: quella che ospita “La Protezione”, una copia in scala 1:1 della Madonnina, realizzata nel 2015. Vederla da vicino, alla tua stessa altezza, ti fa capire quanto sia elaborata quella figura che di solito vedi solo come un piccolo luccichio dorato.
La chiesa di San Gottardo in Corte: una cappella di corte con sorprese
Dal museo si accede anche alla chiesa di San Gottardo in Corte, terminata nel 1336. In origine era la cappella di corte del palazzo di Azzone Visconti, che la dedica a San Gottardo, patrono invocato contro diversi disturbi fisici, tra cui la gotta da cui lui stesso soffriva.
Dentro trovi:
l’arca di Azzone Visconti (1339 circa);
il palco reale;
una tela di San Gottardo del 1779;
una tela dell’Assunta di fine Settecento;
l’opera Madonna dei Dispersi, della seconda metà del Novecento.
Gli esterni della chiesa sono cambiati molto durante il governo austriaco: l’ingresso è stato spostato sul fianco sud e la facciata modificata, abbandonando la forma “a capanna” con tre aperture. Gli interni, invece, raccontano oggi uno stile neoclassico.
La torre campanaria, detta torre delle Ore, è rimasta invece più fedele all’originale: ospitava uno dei primi orologi pubblici di Milano, e ancora oggi è uno degli elementi più riconoscibili del profilo della chiesa.
Ma il pezzo più prezioso è l’affresco della Crocifissione, di scuola giottesca, databile al 1340. Venne ritrovato nel 1929 alla base del campanile, sulla parete di una cappella ormai distrutta; qualche anno dopo fu staccato dal muro e riportato su tela per conservarlo qui. È un frammento che ti collega a una Milano molto più antica di quella dei grattacieli.
Piccole curiosità da tenere a mente mentre cammini
Mentre giri per il duomo, ci sono dettagli che vale la pena ricordare:
è una delle cattedrali cattoliche più grandi al mondo; per altezza interna (circa 45 metri) viene superata solo dalla cattedrale di Beauvais, in Francia, di pochi metri;
la navata centrale è in mattoni, rivestiti in marmo solo in un secondo momento;
il sacco del Giudizio Universale che vedi appeso ha alimentato leggende per secoli;
salendo sulle terrazze, tra i gargoyle tradizionali, puoi divertirti a cercare dettagli moderni come una racchetta da tennis, uno scarpone da montagna o dei guantoni da boxe: piccoli indizi di quanto a lungo sia andata avanti la decorazione.
Orari del duomo di Milano
Gli orari di apertura cambiano in base all’area:
Cattedrale e area archeologica: tutti i giorni 8:00 – 19:00
Museo del Duomo: da giovedì a martedì 10:00 – 19:00
Battistero: tutti i giorni 9:00 – 18:00
Terrazze: tutti i giorni 9:00 – 19:00
Prima di partire, però, un’occhiata rapida ai canali ufficiali ti salva da eventuali cambi dell’ultimo minuto.
Biglietti: quanto costa visitare il duomo
Il prezzo dei biglietti dipende da cosa vuoi vedere e da come preferisci salire sulle terrazze:
Cattedrale: 8 € intero, 4 € ridotto
Cattedrale + Museo: 10 € intero, 5 € ridotto
Terrazze in ascensore: 16 € intero, 8 € ridotto
Terrazze a piedi: 14 € intero, 7 € ridotto
Se vuoi un’esperienza completa, puoi scegliere il biglietto combinato con accesso a tutti gli spazi:
25 € intero e 12,50 € ridotto con terrazze in ascensore;
20 € intero e 10 € ridotto con terrazze a piedi.
I biglietti si possono acquistare anche in anticipo sul sito ufficiale del duomo di Milano: è una buona idea, soprattutto nei periodi di maggiore afflusso, per evitare code inutili.
Una nota personale, prima che tu vada
Ogni volta che esco dal duomo, mi prendo un attimo per voltarmi indietro. Non per fare l’ultima foto, ma per memorizzare un dettaglio nuovo: un volto in una statua, una vetrata che non avevo notato, una guglia che spunta tra le nuvole.
Il duomo di Milano non è un monumento da spuntare in una lista. È un luogo che puoi attraversare in verticale, dal sottosuolo alle terrazze, e che ogni volta ti racconta qualcosa di diverso sulla città e su chi l’ha abitata.
Se ti va, la prossima volta che ci entrerai prova a scegliere un solo elemento da seguire: una statua, una vetrata, una scala. Lasciati guidare da quello. Il resto, in un modo o nell’altro, troverà il modo di raggiungerti