C’è un paese arrampicato sulle alture dell’entroterra ligure dove il tempo sembra seguire un ritmo diverso. Le giornate scorrono lente, scandite dal vento che attraversa i vicoli stretti, dalle ombre che danzano sulle facciate in pietra e da un silenzio che invita a rallentare. Castelvecchio di Rocca Barbena non ha bisogno di effetti speciali per colpire: ti conquista per sottrazione, con la sua autenticità fatta di dettagli, storie e paesaggi scolpiti dalla natura.
Situato a circa quindici chilometri dal mare, questo borgo medievale rappresenta una deviazione che merita il viaggio, un’alternativa sincera alle mete più battute. Qui, l’atmosfera è sospesa e viva allo stesso tempo. Si cammina tra muri antichi e profumo di bosco, dove ogni scorcio racconta qualcosa a chi sa osservare.
Cosa tratteremo
Un abitato modellato dalla roccia
La struttura del borgo segue l’orografia del terreno: nulla è stato costruito per impressionare, tutto risponde a una logica antica fatta di funzionalità, resistenza e armonia con l’ambiente. Le case, in pietra grezza, sembrano cresciute dalla montagna stessa. Le viuzze si arrampicano tra archi, scale e passaggi coperti, in un disordine solo apparente che rivela un ingegno secolare.
Passeggiare qui è un’esperienza sensoriale. Il rumore dei propri passi sul selciato, il fresco che si insinua tra le pareti strette, i panni stesi al sole, i portali decorati, i fiori che sbucano dai balconi: tutto contribuisce a rendere Castelvecchio un luogo che va vissuto con lentezza, senza programmi rigidi.
Il castello che ha disegnato la storia
Le origini del borgo sono strettamente connesse al suo castello fortificato, edificato tra l’XI e il XIII secolo dai marchesi di Clavesana. All’epoca, il controllo delle rotte commerciali – e in particolare della via del sale – richiedeva presidi difensivi strategici. Castelvecchio fu il primo insediamento fortificato della Val Neva, motivo per cui il nome stesso significa “vecchio castello”.
Con il tempo, il borgo entrò in competizione con Zuccarello, nuova realtà emergente della valle. Pur cambiando più volte proprietario – tra Savoia, Genova e infine il Regno di Sardegna – Castelvecchio non perse mai la sua funzione difensiva, come dimostrano le strutture del maniero e i segni lasciati dagli assedi.
Oggi, il castello è una residenza privata restaurata con attenzione, visibile dall’esterno tutto l’anno, ma visitabile solo in occasioni speciali. Dalla sua posizione si gode una vista profonda sulla vallata e sul borgo, che ne sottolinea ancora l’imponenza.
Pietà popolare e architettura religiosa
Nel percorso attraverso il paese, ci si imbatte in edifici che raccontano la vita spirituale degli abitanti. La chiesa di Nostra Signora Assunta, risalente al XII secolo, è sobria ed elegante, con una facciata semplice e un campanile ornato da archetti e una guglia piramidale. All’interno, tre navate dividono lo spazio in modo equilibrato, arricchito da affreschi che raffigurano le Virtù Cardinali e da un raffinato coro ligneo ottocentesco.
Più discreto, ma carico di significato, è l’oratorio di Santa Maria Maddalena, che si mimetizza tra le case della piazza. Costruito nel Medioevo e rimaneggiato nel Settecento, conserva decorazioni barocche e tele della tradizione ligure. Qui si riunivano i membri della confraternita dei Disciplinati, che prendevano decisioni cruciali per la vita collettiva. Ancora oggi, entrando, si avverte un senso di raccoglimento autentico, lontano dalle forme più convenzionali di turismo religioso.
Cammini antichi e natura incontaminata
Il vero legame con il territorio si rivela quando si lasciano le mura del borgo per esplorare i sentieri circostanti. Tra questi, il più celebre è il Sentiero di Ilaria, che collega Castelvecchio a Zuccarello. Prende il nome da Ilaria Del Carretto, figura storica profondamente legata a questa terra. È un percorso accessibile e panoramico, perfetto per immergersi in un paesaggio che alterna macchia mediterranea, boschi e viste sulla valle.
Altri tracciati si snodano verso le cime più alte, come il Monte Carmo o il Monte Subanco, regalando escursioni più impegnative per chi cerca un’esperienza fisica oltre che visiva. Gli appassionati di trekking trovano in questa zona un equilibrio tra natura selvaggia e segni della presenza umana, con antiche mulattiere e muretti a secco che raccontano storie di pastori, mercanti e contadini.
Un viaggio fuori stagione
Castelvecchio di Rocca Barbena merita una visita in qualunque momento dell’anno, ma alcuni periodi offrono sfumature uniche. In primavera, il risveglio del paesaggio colora le colline e riempie l’aria di profumi. In estate, l’altitudine protegge dal caldo opprimente. L’autunno, invece, porta con sé un’atmosfera malinconica e struggente, perfetta per chi cerca ispirazione. Anche l’inverno ha il suo fascino: meno turisti, più silenzio, e la possibilità di vivere il borgo in tutta la sua essenzialità.
Perché vale davvero la pena andarci
Castelvecchio non ha attrazioni gridate, né itinerari turistici preconfezionati. Qui tutto va scoperto passo dopo passo, con la mente aperta e lo sguardo curioso. È un luogo che non si lascia visitare in fretta, ma che sa restare nella memoria di chi lo incontra con rispetto. Lontano dalle rotte affollate, offre un’esperienza densa di significato, fatta di pietre, silenzi e racconti.
Chi cerca qualcosa di vero, qui lo trova.
E spesso, torna.